C’è un bell’esempio di connubio tra musica, comunicazione e creatività nell’estate 2017: il Siren Festival di Vasto.
Ormai è impensabile, almeno tra gli appassionati di musica e tra chi si occupa professionalmente di intrattenimento, che ad un evento non sia collegata una forte identità visiva e campagne promozionali in grado di farsi notare. Non è automatico
Siamo rimasti colpiti da come la comunicazione di un festival indie emergente come il Siren (27-31 luglio, produzione e organizzazione a cura di DNA Concerti), sia in grado di traghettare consensi ed empatia con strumenti di comunicazione coerenti e, se vogliamo, semplici e nemmeno troppo costosi. Segno di una capacità evidente di dialogare con il proprio pubblico e di conoscere le dinamiche sottese al nuovo consumo di musica. E anche ad un concetto più ampio di turismo intelligente e immersivo.
In particolare, ci è piaciuta molto l’idea di disseminare l’Italia con pochi ma significativi interventi di street art in cui sono stati rappresentati gli artisti più importanti della line up del Festival, attraverso affissioni su manifesti sagomati e affissi con la colla. In particolare, Apparat a Roma e Bari, Baustelle a Roma, Carl Brave e Franco 126 nella loro Roma, Ghali a Milano e Pescara, Ghost Poet a Bologna, Trentmoeller a Milano e Torino. Una gallery di illustrazioni e di icone geolocalizzate che, per dinamica realizzativa e sorpresa esecutiva, colpiscono al cuore di chi segue la scena contemporanea. E che trovano un eco mediatico e la loro valorizzazione attraverso la condivisione in rete.