Una certa serialità nel proporre le sue idee fanno parte del personaggio Attus: a cominciare dal progetto fotografico “Il salto”, per raccontare il quale riportiamo l’intervista uscita su “Topolino”, a firma Federico Taddia (5/1/2016, grazie).
Come è nata l’idea del salto?
Tutto è iniziato una dozzina di anni fa, in Botswana. Eravamo in un posto dal nome impronunciabile: il Makgadikgadi Pan. È un enorme lago salato asciutto, un deserto bianco e piatto, dove la linea dell’orizzonte che separa la terra dal cielo sembra disegnata con una matita. Rapito dalla bellezza della Natura, mi è venuto spontaneo iniziare a saltare e correre come un bambino. Mia moglie Luisa ha preso la macchina fotografica e ha iniziato a scattare per immortalare il momento di gioia.
Che cosa significa saltare per te?
Vuol dire staccare i piedi da terra, saltare verso l’alto e avvicinarmi al cielo. È un gesto liberatorio che mi fa dimenticare i problemi e rende lo spirito più leggero. Salto per esprimere la felicità di aver raggiunto posti lontani e incontrato nuove culture.
Come scegli i posti dove saltare?
Cerchiamo di ritrarre i luoghi più suggestivi dei Paesi che visitiamo. Dalla Cupola della Roccia nella Spianata delle Moschee di Gerusalemme alla Cattedrale di San Pietro in Vaticano. Dal tempio di Jokhang a Lhasa, in Tibet, alla piana di Bagan in Myanmar. Dal deserto dell’Oman alla natura lussureggiante del Laos.
Quando il salto è perfetto?
Quando riesco ad essere plastico, bello in lato, con gambe e braccia in pieno dinamismo. Mi piace poi che si riesca a far vedere l’ombra proiettata a terra, così gli amici sono convinti che non l’abbia fatto con Photoshop.
Qual è stato il più difficile e perché?
Ce ne sono stati alcuni più complicati di altri… Quello nel Mar Rosso a 20 metri di profondità. A Favignana sul ciglio di uno faraglione altissimo e a Doha, in Qatar, su un muro molto stretto.
Qual è stato il momento più divertente e perché?
Nella piazza di Isfahan, in Iran, e sull’isola di Naoshima in Giappone. Alcuni ragazzi si sono incuriositi e nonostante la difficoltà della lingua si sono messi a saltare con noi.