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Iosonopipo
Vuoto_pattern

“Nel mese di aprile 2017, tramite vuo.to.it e i miei canali social, ho lanciato un call pubblica, destinata a 300 donne. Vuoto, che è il titolo del mio progetto, è stato ispirato da una condizione emotiva provata al compimento dei miei 27 anni. Mi sentivo come se non ci fosse nulla attorno a me e volevo condividere questa sensazione per poterla capire profondamente e superarla. Tutto è stato organizzato in alcuni mesi e il processo ha coinvolto 40 persone e la location di Pescheria Pesaro. Ho chiamato personalmente al telefono circa 300 donne. Il giorno dello scatto se ne sono presentate 150″. Nell’introduzione alla nostra conversazione, Giuseppe Palmisano aka iosonopipo, così ci racconta il soggetto fotografico del pattern che ci ha concesso.

“La donna è per me la massima espressione della natura e nel mio lavoro ha un un ruolo fondamentale. Il mio proposito e la mia sfida sono sempre state quelle di privare dell’erotismo intrinseco il suo corpo nudo. Con Vuoto ho provato a farlo creando un unico, potente, organismo. L’arte è vera e viva, solo quando è condivisa e partecipata. Vuoto è stata un’esperienza condivisa da donne di tutte le età provenienti da ogni zona d’ Italia, che avendo fiducia in me hanno accettato di mostrarsi e mettersi in gioco.

Lo scatto (analogico) è stato solo la parte finale di questo viaggio; è stata la mediazione, la sintesi, la scoria. E stata la fine ma non il fine”.

Giuseppe Palmisano nesce in Puglia nel 1989. A 13 anni inizia il suo  percorso di attore e di clown, portando avanti in parallelo una ricerca sul recupero di canti e storie. Diretto da vari registi, si unisce a diverse compagnie teatrali (da Carlo Formigoni al Teatro Kismet, a La luna nel pozzo e Teatro dell’est); poi, conquistate esperienza e sicurezza, parte per Roma per studiare teatro e cinema. Lavora per un anno con La valigia di Cartone, compagnia stabile di Latina.

Nel 2012, grazie all’ispirazione di un paralume di un’abitazione in corso Genova a Milano, inizia la sua ricerca fotografica, che lo porterà, tre anni dopo, alla prima edizione del libro Oltrepensare (Habanero edizioni, 2015), raccolta di fotografie e aforismi.

 

Nel 2015 molti siti e magazine stranieri iniziano a pubblicare con frequenza le sue fotografie, cogliendone una nuova sfumatura e coniando per la sua poetica una nuova definizione, “l’erotismo dell’assurdo”. Nel frattempo, per continuano le presentazioni del suo volume in librerie, circoli e università, oltre all’attività di organizzatore di concerti in giro per l’Italia.

Nel 2016 esperienze teatrali e fotografiche finalmente si ricongiungono nella prima performance ctrl+y: il debutto avviene ad Arzignano (VI) presso lo spazio culturale “Atipografia”. La performance, che si trasformerà poi in una residenza/studio, prende il nome di selenoamminoacido.

“In quello stesso anno tengo il mio primo workshop al Coho Loft di Roma – prosegue Giuseppe – Si trattava di  un laboratorio su autorialità e conversione dello sguardo, con forti influenze provenienti dal teatro. In ottobre, a Civita Castellana (VT), va in scena la mia prima mostra, Oltrepensare36x27, per realizzare la quale coinvolgo 36 abitanti del paese, invitandoli a farsi ritrarre da me e a portare una sedia su cui vengono esposte le immagini tratte dal mio libro. A gennaio 2017, poi, replico la formula di insegnamento attraverso un workshop presso la Santeria Social Club di Milano, che sfocia poi in una nuova edizione della mostra Oltrepensare36x27, curata questa volta insieme agli allievi del corso secondo modalità inedite e centrate su cortocircuiti visivi e di significato”.

In parallelo alla poliedrica ricerca personale e alla sua attività di docenza, si dedica anche anche alla fotografia in ambito musicale: negli ultimi anni sue alcune importanti copertine per Ghali, Ghemon e Lo Stato Sociale.